Fibra derivata dalla triturazione e successiva polverizzazione delle foglie del fico d’india, assorbe grassi e zuccheri ingeriti con il cibo, inoltre assorbe acqua dall’intestino aumentando la fluidificazione delle feci e conseguente evacuazione.
I suoi costituenti principali si trovano nei cladodi e sono oltre all’acqua, una serie di sostanze mucillaginose, fibre, proteine e sali minerali tra i quali silicio, magnesio, potassio e calcio. Il frutto contiene zuccheri e vitamine, i semi una frazione lipidica e proteica.
Negli antichi codici si parla del suo abbondante impiego nell’etnomedicina precolombiane, dove era usato come antidiabetico, per curare la tubercolosi, le scottature, le infiammazioni, per saldare le fratture e come aiuto per le partorienti e le donne in allattamento.
L’efficacia di questo cactus è risultato efficace per il buon funzionamento dell’apparato digestivo, contro la tosse convulsiva e l’ingrossamento della prostata, come regolatore del peso corporeo, per diminuire la glicemia, i livelli dei trigliceridi, dei lipidi sierici e del colesterolo.
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